Il blackout spagnolo del 2025: una lezione (mal) interpretata
Il 28 aprile 2025 Spagna e Portogallo sono rimaste al buio per diverse ore. La colpa è stata subito data alle rinnovabili.
Il blackout ha scatenato immediatamente il solito fuoco incrociato di polemiche: alcuni media si sono affrettati a puntare il dito contro le energie rinnovabili, rievocando la narrativa già vista durante la crisi del Texas nel 2021. Ma cosa è successo davvero?
Le rinnovabili non sono il problema. È la rete.
Contrariamente a quanto sostenuto da alcuni titoli sensazionalistici, l’incidente non è stato causato da un’insufficienza delle fonti rinnovabili. Anzi: Spagna e Portogallo vantano tra le reti più “verdi” d’Europa, con oltre il 59% della produzione coperta da fonti pulite. Il blackout si è originato da due eventi tecnici non ancora chiariti, aggravati da un’oscillazione sull’interconnessione con la Francia che ha portato all’isolamento della rete iberica e al collasso a cascata dei generatori.
Il vero tallone d’Achille? La scarsa interconnessione della penisola iberica col resto del continente, appena al 2% della capacità europea. Un collo di bottiglia che rende il sistema vulnerabile e che da anni attende investimenti strutturali.
Il nucleare non ha aiutato. Anzi.
Altro dato ignorato dai sostenitori dell’atomo: le centrali nucleari spagnole, durante il blackout, non hanno dato alcun contributo al ripristino della rete (il cosiddetto black start), entrando invece in modalità di emergenza e costringendo i tecnici a intervenire per garantire il raffreddamento dei reattori. Come ammesso dal governo spagnolo, in questa crisi il nucleare è stato un problema, non una soluzione.
Batterie e idroelettrico: le vere risorse di stabilità
I sistemi che davvero garantiscono affidabilità alle reti moderne sono altri: in primis gli impianti idroelettrici a pompaggio e le batterie. E proprio qui si apre un’altra ferita: la Spagna dispone di appena 0,06 GW di batterie, a fronte dei quasi 11 GW del Texas. Anche l’idroelettrico a pompaggio, pur presente, era in buona parte in manutenzione proprio durante l’emergenza.
Paesi come il Sud Australia, che copre il 71% del fabbisogno con rinnovabili e ha un’elevata penetrazione di batterie, mostrano che un sistema sostenibile è perfettamente possibile—basta volerlo.
Blackout nel mondo: il nucleare non è immune
Francia, Svezia, Italia, Finlandia: tutte hanno vissuto blackout legati a guasti nella rete o alle centrali nucleari. Nel 2003, ad esempio, un reattore svedese causò un collasso istantaneo della rete. Nel 2024, in Finlandia, il nuovo Olkiluoto 3 ha perso 1600 MW in un colpo solo, e solo le batterie hanno evitato il peggio.
La verità dietro la propaganda
Le voci che oggi accusano le rinnovabili in Spagna sono le stesse che nel 2021 incolparono il solare per i blackout texani, quando furono in realtà le centrali a gas a fallire. Una narrazione comoda per chi ha interessi nei combustibili fossili e nel nucleare, ma che non regge ai dati.
Conclusione: serve pianificazione, non paura
Il blackout spagnolo non dimostra l’inaffidabilità delle rinnovabili, ma l’urgenza di una pianificazione intelligente: interconnessioni potenziate, accumuli energetici, tecnologie di stabilizzazione come i grid-forming inverters. Il futuro è già tracciato, e non passa per un ritorno al passato nucleare e fossile.
Serve visione. Serve volontà. Serve coraggio.
Fonte principale LE BUFALE SUL BLACKOUT SPAGNOLO: UN DÉJÀ VU DEL TEXAS 2021
Fonti secondarie
- Solare B2B: Prezzi energia Italia e boom del fotovoltaico
- GME (Gestore Mercati Energetici): Dati prezzi mercato elettrico
- ENEA: Rapporto Energia e Ambiente
- Terna: Dati produzione rinnovabili
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